mercoledì 6 luglio 2016

Narcos, la serie che crea più dipendenza della cocaina

Narcos
(serie tv, stagione 1)
Rete americana: Netflix
Rete italiana: Netflix Italia
Creata da: Carlo Bernard, Chris Brancato, Doug Miro, Paul Eckstein
Cast: Boyd Holbrook, Wagner Moura, Pedro Pascal, Joanna Christie, Luis Guzmán, Paulina Gaitan, Stephanie Sigman, Danielle Kennedy, Juan Pablo Raba, Bruno Bichir, Alberto Ammann, Vera Mercado
Genere: roba buena
Se ti piace guarda anche: Gomorra - La serie, 1992, Breaking Bad

La vuoi una roba giusta?
La vuoi una roba buena?
La vuoi una roba che non ti fa dormire la notte?
La vuoi una roba che ti dà una botta più di qualunque droga tu abbia mai provato?
Ce l’ho io. Si chiama Narcos. È la nuova serie tv di Netflix. Ti offro la prima dose gratis. La puntata pilota è una vera e proprio bomba, meglio della bamba. Ti garantisco che poi non potrai più farne a meno e ti dovrai sparare anche gli altri 9 episodi uno in fila all’altro. Se ti piace l’assaggio, le altre puntate te le faccio pagare solo 50 euro l’una. Se le prendi tutte in un colpo solo, ti faccio lo sconto: 300 euro.

Dici che è una serie Netflix e Netflix sta per sbarcare in Italia al prezzo di 7.99 euro al mese?
Bueno. Allora se la prendi da me ti vendo l’abbonamento a 4.99 al mese, e dentro ci metto anche l’opzione per vedere Sexflix, la versione porno di Netflix, più una batteria di pentole in acciaio inox, che lo so che nessuno può resistere a una batteria di pentole in acciaio inox.

Visto che è una serie di Netflix, potresti pensare che Narcos è il nuovo Orange Is the New Black. Invece no. Narcos es el nuevo Gomorra. Sarà anche una produzione televisiva statunitense, però qui si respira più che altro un’atmosfera latinoamericana, grazie all’ambientazione colombiana e alla parlata ispanica che nel giro di una manciata di episodi diventa contagiosa quanto quella di Gomorra - La serie, de puta madre!

Narcos ti racconta le vicende di un tizio al cui confronto Don Pietro e Genny Savastano sembrano quasi dei dilettanti del crimine. Pablo Escobar è un mix tra Scarface, Don Vito Corleone e Osama Bin Laden. È un trafficante di cocaina, anzi è IL trafficante di cocaina. Se adesso hai una (o più di una) striscia di coca su per il naso puoi dire grazie a lui. Si deve infatti a Escobar se la cocaina è stata esportata con così grande successo negli Stati Uniti, diventando uno status symbol per gli yuppie degli anni ‘80 prima dall’altra parte dell’Oceano e poi in Europa, Italia compresa. Oltre a ciò, Pablo Escobar è anche un assassino, un terrorista e pure un uomo politico. Vedi tu quale delle tre cose sia più pericolosa. Capisci bene che al suo cospetto i Savastano si devono dare un attimo una svegliata, se vogliono ambire al ruolo di super cattivoni e poter avere i Minions dalla loro parte.

Oltre a uno stile criminale non troppo distante da Gomorra - La serie, Narcos ti ricorderà vagamente anche un’altra serie italiana recente, l’altra migliore serie italiana recente: 1992. Pure qui abbiamo infatti un mix tra realtà e finzione, personaggi veri e fittizi, cronaca di quanto davvero successo nei decenni passati, in questo caso si parte dai primi anni ‘80 e si arriva fino ai primi anni ‘90, e infarcimento televisivo. Se 1992 predilige però giocare sul versante fiction, Narcos ha uno stile un po’ più documentaristico, a volte si ricorre proprio a spezzoni tratti da filmati dell’epoca, e ha uno spirito più aderente ai fatti. O almeno così sembra, visto che, non so te, ma io prima di questa serie al riguardo di Pablo Escobar sapevo poco o nulla, se non che veniva esaltato su alcune t-shirt tamarre che andavano di moda - non si sa bene perché - qualche anno fa.

Narcos comunque non è un documentario, paisà. Narcos è una grande serie che sa bene come usare la storia, l’incredibile storia di Pablo Escobar e della Colombia a cavallo tra 80s e 90s, per creare un ottimo prodotto di intrattenimento televisivo. Non ti devi certo aspettare una visione leggera o disimpegnata, però sa essere davvero accattivante anche per i meno appassionati di narcotraffico o di storia colombiana recente o di malavita in generale. Narcos è una fottuta figata che seguirai con enorme interesse - salvo giusto qualche sporadico calo d’attenzione qua e là - per tutti e 10 gli episodi che vanno a comporre la prima stagione. Ma tranquilo chico che la seconda è già stata confermata.
Se Narcos si fa seguire che è un piacere anche da chi Pablo Escobar fino ad ora l’aveva sentito nominare a malapena, c’è un motivo. Il tratto maggiormente distintivo della serie, che - chissà? - magari tu potresti anche considerare una cosa fastidiosa, è la voce fuori campo.
Tutti gli episodi di Narcos sono accompagnati, e parecchio, dalla voce di un agente americano della DEA, l’agenzia statunitense che combatte il traffico internazionale di stupefacenti. Il suo punto di vista permea l’intera serie e per fortuna, per quanto si tratti di un tipo molto yankee, non è un agente perfettino o il più alto baluardo di moralità. Pur non approvando sempre l’uso della voce fuori campo, che a volte può risultare superfluo o in certe occasioni può nascondere l’incapacità di un regista di mostrare ciò che vuole dire con le immagini anziché con le parole, qui è davvero necessario. Senza la voce fuori campo, senza un punto di vista esterno, Narcos sarebbe una serie seguibile e comprensibile solo da un pubblico di colombiani che hanno vissuto, e soprattutto che sono sopravvissuti, nel periodo raccontato. Quindi la voce fuori campo in questo caso ci sta tutta e dopo un po’ offre anch’essa un senso di dipendenza. Così come i personaggi, tutti più negativi che positivi, ottimamente interpretati da un cast di volti non troppo conosciuti, almeno dalle nostre parti, a parte Pedro Pascal già segnalatosi come Oberyn Martell in Game of Thrones, e l’ex calciatore del Real Madrid Raul, scusa volevo Alberto Ammann visto nelle pellicole spagnole Cella 211 ed Eva. E poi c’è anche quella faccia cattiva di Luis Guzmán che quando c’è da fare qualche personaggio latino lo chiamano sempre.
utto in questa serie funziona così bene che persino la colonna sonora ti piacerà, anche se come me le latinoamericanate le odi, a partire dalla magnifica sigla “Tuyo” di Rodrigo Amarante. È tutta roba di prima qualità. Tutta roba tagliata fina, più fina della maglietta di “Questo piccolo grande amore” del Baglioni.
E allora, ti sei deciso? La vuoi questa prima dose di Narcos?
Se poi però quando la finisci vai in crisi d’astinenza, son cavoli tuoi.

(voto 8/10)

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