venerdì 15 luglio 2016

Lo squalo o di come Spielberg svuotò le spiagge


Lo squalo
(USA 1975)
Titolo originale: Jaws
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Peter Benchley, Carl Gottlieb
Ispirato al libro: Lo squalo di Peter Benchley
Cast: Roy Scheider, Robert Shaw, Richard Dreyfuss, Lorraine Gary, Murray Hamilton, Carl Gottlieb
Genere: squalesco
Se ti piace guarda anche: Duel, Psyco, Sharknado

Ci sono dei registi che sono dei gran bastardi. Ci mettono di fronte a delle situazioni comuni e tranquille e le fanno diventare spaventose. Il primo, il Maestro di codesti bastardi è naturalmente Alfred Hitchcock, che ci ha fatto guardare con diffidenza gli uccelli e ha cercato di tenerci a distanza di sicurezza dalle docce. Un altro che ci voleva sporchi, che ci voleva lontani dall’acqua era Steven Spielberg. Steven Spielberg quello cattivo dei primi tempi, quello che già ci aveva fatto aver paura dei camioni con Duel, quello che non era ancora diventato il re dei registi buonisti degli ultimi tempi. Ai tempi, correva l’anno 1975, non era l’uomo che sussurrava ai cavalli del terribile War Horse o il regista istituzionale del barboso Lincoln. Allora era un sadico pezzo di merda che voleva farci strizzare in qualunque occasione. Anche quelle in cui non avremmo mai pensato di essere terrorizzati.

Siete in spiaggia, fa un caldo micidiale e tutto quello che volete fare è buttarvi in acqua.
Bene, fatto!
Siete in spiaggia, fa un caldo micidiale e tutto quello che volete fare è buttarvi in acqua.
Fatelo dopo aver visto Lo squalo...
Beh, com’è che siete ancora stesi sullo sdraio? Non avete più tutto questo caldo? Non sentite più il bisogno di farvi un bel bagno rinfrescante? Cos’è, temete che una pinna nera possa spuntare all’improvviso in mezzo alle onde quiete di un tranquillo pomeriggio estivo?
Gli squali sono predatori, animali terrificanti, semplice spaventare le persone con delle bestie del genere. Il colpo da maestro dell’allora giovine Spielberg è stato quello di inserirli in un contesto in cui di norma non ci si immaginerebbe di trovarli. In una località di villeggiatura per famiglie, non in mare aperto, ma vicino alla riva, dove chiunque un momento può farsi un bel bagno e l’attimo dopo ritrovarsi sbranato dai denti aguzzi di uno squalo che passava di lì per farsi anche lui le sue meritate vacanze estive.

È stato così, con quella scena memorabile e leggendaria dell’attacco squalesco in pieno giorno, che Mr. Spielberg è entrato nella Storia del Cinema ed è stato così che noi tutti abbiamo cominciato ad andarci piano con i “tranquilli” bagni in mare.
Erano parecchi anni che non rivedevo Lo squalo e devo dire che lì per lì la visione non mi ha messo tutta questa paura. Mai parlare troppo presto. L’indomani, mentre ero lì lì per buttarmi in acqua per fare un bagnetto rinfrescante, mi è un po’ presa l’angoscia. Lo so che nel Mar Ligure è alquanto improbabile imbattersi in uno squalo, soprattutto dove l’acqua non è profonda, soprattutto dove persino i bimbetti toccano ancora, però è proprio ciò che capita nella pellicola, su una spiaggia turistica dell’isola di Amity, in cui l’evento più traumatico fino ad allora era stato l’avvento del rock’n’roll qualche anno prima.
Questa è una delle scene cinematografiche più spaventose mai girate, insieme a quella della doccia di Psyco, e ancora oggi è capace di creare traumi e turbamenti. Il resto del film però com’è?
Lo squalo resta un grande classico, ha generato un sacco di seguiti, epigoni e imitatori, il più delle volte pessimi (Shark 3D, Shark Night 3D), altre volte pessimi però almeno divertenti (lo scult dell’estate 2013 Sharknado), è insomma una pietra miliare eccetera, non lo metto in dubbio, eppure non è una pellicola del tutto esente da difetti.
Per essere il primo blockbusterone estivo nella storia del cinema americano, offre sì un solido intrattenimento, ma anche qualche momento di stanca. Dopo una prima ottima parte, in cui entra in gioco pure la tematica politica, con la figura del sindaco senza scrupoli che si rifiuta di chiudere le spiagge per non danneggiare il turismo nella cittadina, la seconda parte qualche sbadiglio lo causa. Quando lo sboccato lupo di mare Quint (Robert Shaw) va in mezzo al mare in compagnia dello sbirro Martin Brody (Roy Scheider) e dell’esperto squalesco Matt Hooper (Richard Dreyfuss) per uccidere il pericoloso squalo, la loro missione di caccia, pardon di pesca è bella noiosetta. Va bene la quiete prima della tempesta, va bene far salire lentamente la tensione, però rappresenta una parte deboluccia del film, prima di arrivare al gran finale, quello di nuovo magistrale.
Se Spielberg è in formissima a livello registico, la sceneggiatura non è invece impeccabile, anche perché i personaggi non è che siano costruiti poi così alla grande e non è che provochino tutta questa empatia. Il protagonista assoluto e il vero personaggione della pellicola e inoltre – diciamolo – l’attore migliore del lotto è allora lui, lo squalo. Al punto che io quasi quasi alla fine sono arrivato a fare il tifo per lui. Per lui e per la cattiveria di Spielberg, quando era ancora uno con le palle, quando era ancora uno con le mascelle (jaws) pronte ad azzannare lo spettatore. Dov’è finito adesso quel regista? È stato sbranato da uno squalo?

(voto 7,5/10)


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